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venerdì 12 luglio 2013

"Senza rete", di Fiorella Carcereri

"Senza rete"
di Fiorella Carcereri
Edizioni Ensemble 
pp. 144
€ 12,00
ISBN 978-88-97639-68-8


Frammenti di poesia, “specchi fedeli” di sentimenti vissuti,  in cui il lettore può ritrovare se stesso: il canto di Fiorella Carcereri ha tono autobiografico, eppure è universale.
Senza rete di protezione l’autrice procede funambolicamente dibattendosi tra illusioni e disincanti, vittorie e sconfitte, tra emozioni violente, improvvise, e stati d’animo più pacati, sintomo di un’avvenuta riconciliazione col mondo e, ancor prima, con se stessa.
La raccolta, articolata in due parti, appare alla stregua di un percorso, un cammino di crescita personale, che l’autrice compie attraverso l’ars poetica, sublimando il dolore, l’intimo grido della sofferenza provata.

L’amore nelle più varie sfaccettature aleggia sull'intera silloge. In maniera ordinata, come accingendosi a compilare un inventario delle sensazioni esperite personalmente, l’autrice passa in rassegna nella prima sezione, Tu ed io, le fasi salienti di una finita storia amorosa: l’abbandono, i ritorni continui, simili a “maree”, le illusioni, i tentativi di riavvicinamento, l’indifferenza.
Il discorso della Carcereri non è però nichilista e nella seconda parte, dal titolo Io e il resto, si pone in relazione con la realtà circostante, facendo entrare nuovi attanti nell’intessuto della scrittura, protagonisti, non secondari, della vita dell’autrice. Un dialogo fitto, a tu per tu, con i destinatari: la madre, un’amica, uno sconosciuto incontrato per caso. Non solo, ma è la società tutta a essere chiamata a testimone di stati d’animo personali e riflessioni di più ampio respiro sui tempi in corso, spesso espresse sotto forma di monito. E’ alta e sentita l’urgenza di richiamare l’attenzione su tematiche globali, come l’inquinamento, le guerre, le ingiustizie sociali, considerate sintomo di regressione e stupidità dell’uomo.
In tal modo, in Senza rete succede che il canto iniziale di dolore di una donna si può sciogliere nella dolcezza di un ricordo o coniugarsi in protesta civile e infine tentare di abbracciare l’universo.


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