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mercoledì 27 gennaio 2016

27 gennaio "Giornata della Memoria": per non dimenticare.

Il nostro dovere è ricordare. 

Il blog “Libri, che passione!” partecipa alla Giornata della Memoria con dovere e rispetto.

Il 27 gennaio 1945 i Russi liberarono il campo di Auschwitz e il mondo scoprì l'orrore dei campi nazisti.


«È stata l'esperienza del Lager a costringermi a scrivere: non ho avuto da combattere con la pigrizia, i problemi di stile mi sembravano ridicoli, ho trovato miracolosamente il tempo di scrivere pur senza mai sottrarre neppure un'ora al mio mestiere quotidiano: mi pareva, questo libro, di averlo già in testa tutto pronto, di doverlo lasciare uscire e scendere sulla carta». 
Con queste parole Primo Levi spiega come e perché ha scritto "Se questo è un uomo":
l'esperienza del Lager ha fatto sì che un giovane ebreo laureato in chimica sentisse nascere in sé l'urgenza di comunicare la propria tragica testimonianza sulla persecuizone subita dagli ebrei nei campi di sterminio nazisti. Nel dicembre del 1943 Primo Levi fu arrestato dalla Milizia fascista insieme ad altri componenti di una banda partigiana. In quanto cittadino italiano di razza ebraica fu internato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove restò fino al gennaio del 1945, quando l'avanzata delle Forze Alleate determinò il crollo del nazismo e del sistema dei Lager.

Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia fu divisa in due: mentre al sud il re dava la nomina di Primo Ministro al generale Badoglio e il governo si schierava con gli Alleati, al nord il fascismo costituiva la Repubblica di Salò, sostenuta direttamente dalla presenza delle armate tedesche. Qui si organizzava la lotta partigiana, in bande che operavano in montagna e nelle città.
In Italia esistevano le leggi razziali promulgate nel 1938, per imitare le leggi antisemite in vigore nella Germania hitleriana. Furono circa 8mila gli Ebrei italiani deportati nei campi di sterminio e di essi solo qualche centinaio sopravvisse e ritornò in Italia.

L’antisemitismo fu teorizzato in Germania, dal partito nazista che affermando la superiorità della razza germanica si proponeva di purificarla dalla contaminazione delle razze inferiori, in particolare eliminando totalmente l’ebraismo.
Le leggi di Norimberga del 1935 privarono gli Ebrei della nazionalità tedesca, limitarono la possibilità di svolgere una professione, impedirono i matrimoni tra ebrei e ariani. Molti riuscirono ad emigrare. Dopo la notte dei cristalli, in cui furono devastati luoghi di culto, abitazioni, proprietà di ebrei, con numerosi arresti ed uccisioni, l’espatrio fu proibito e venne avviata l’attuazione della cosiddetta «soluzione finale»: lo sterminio, operato attraverso l’internamento nei campi di concentramento.
Con l’occupazione nazista di gran parte dell’Europa questi provvedimenti furono estesi ai paesi occupanti e praticati anche contro slavi, zingari, razze considerate inferiori.
Nei campi di concentramento fu anche sfruttato il lavoro forzato degli ebrei, considerati strumenti, privi di ogni aspetto umano, da spremere fino al totale esaurimento, da vivi e da morti (utilizzando le ceneri dei cadaveri come fertilizzante o per la fabbricazione di saponi).

Nel momento del crollo del Terzo Reich di fronte all’avanzata delle Forze Alleate il regime tentò di portare a termine lo sterminio con l’evacuazione dei campi, l’uccisione degli internati, la cancellazione delle prove di una così insensata barbarie. Tra le ultime disposizioni di Hitler, suicida il 30 aprile 1945, ci fu un appello al governo e al popolo tedesco perché portasse al termine la «soluzione finale».

Il genocidio operato attraverso il sistema dei Lager ha portato alla morte oltre 7 milioni di Ebrei morti nelle camere a gas e nei campi di sterminio. Ricordare è un obbligo per tutti noi per non dimenticare gli orrori della II Guerra Mondiale.
      
Tutti i libri che parlano sull'Olocausto sono pieni di vita spezzate, di ricordi mai ricordati, di sorrisi persi, di gioia e grida di bimbi infranti nell'orrore delle camere a gas e nelle esecuzioni di massa. Oggi e sempre dobbiamo RICORDARE. 



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