21 anni fa moriva per mano della mafia il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.
La morte di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e dei tre uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro e, dopo 57 giorni, l'attentato a Paolo Borsellino sono serviti a svegliare le coscienza di tutti noi. I giorni seguenti li ricordo pieni di rabbia, di tensione, di commozione ma anche pieni di voglia di reagire.Questo però non ci deve far dare per scontato che tutti siamo contro la mafia, perché la mafia è un modo di pensare contorto di alcuni di noi. Pensiamo per un attimo che la lotta alla mafia è anche il rispetto per il nostro prossimo. E per questo dobbiamo inculcare ai nostri figli non solo che la strada della legalità e del rispetto delle leggi sia l’unica da seguire, ma a questa dobbiamo associare il rispetto dell’altro nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo cercare di stare tutti uniti, come quando a Locri nel 2005 , su iniziativa spontanea dei giovani, sorge il movimento antimafie “Ammazzateci tutti”, all'indomani dell'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno. Con la solidarietà, la compattezza dobbiamo gridare forte il nostro “NO” contro qualsiasi forma di mafia.
Caro Giovanni, il 18 maggio avresti compiuto 74 anni. Chissà come sarebbe stata la storia se tu, Paolo, Rosario Livatino “il giudice ragazzino” foste stati ancora con noi, senza dimenticare tutti coloro che sono morti per la legalità e giustizia. No, non siete morti invano. Tu e Paolo siete sempre presenti nelle nostre azioni di donne e uomini liberi e leali.
Chiara D'Amico
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