Il blog è dedicato a chi, come me, ama leggere... anzi divorare libri ed immedesimarsi nel protagonista o nella storia e, mentre legge, vede attraverso le parole anche i posti e le persone descritte nel testo. Un libro apre la mente e mostra nuovi orizzonti.
Pagine
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venerdì 25 giugno 2010
"Un arcobaleno nella notte", di Dominique La Pierre.
"Un arcobaleno nella notte"
Dominique La Pierre
traduttore: Klersy Imberciadori E.
Il Saggiatore Tascabili, 2009
pp. 345, ill., brossura
€12,00
In sintesi:
6 aprile 1652. Un piccolo gruppo di coloni olandesi sbarca sull'estremità meridionale del continente africano. Convinti dalla fede calvinista di essere il nuovo popolo eletto, i coloni presto rinnegano la madrepatria e creano un proprio stato affrontando le tribù nere e gli eserciti della regina Vittoria, fino a macchiarsi di una delle più grandi tragedie del Novecento: l'instaurazione dell'apartheid. Dopo aver narrato la forza e il dolore dell'India con La città della gioia e Stanotte la libertà, Dominique Lapierre, con il rigore, la passione e il talento che lo contraddistinguono, racconta la straordinaria avventura delle donne e degli uomini, bianchi e neri, che con sangue, sudore e lacrime hanno messo fine al terribile regime razzista e hanno dato la luce a un nuovo Sudafrica, oggi diventato la "Nazione arcobaleno". Dominique Lapierre è autore di romanzi e reportage venduti in tutto il mondo.
Descrizione:
Sei aprile 1652. Un manipolo di coloni olandesi sbarca sull'estremità più meridionale del continente africano. Questi uomini hanno una missione delicata e precisa: coltivare pianticelle di insalata per rifornire di vitamine gli equipaggi delle navi della Compagnia olandese delle Indie orientali in transito, decimati dallo scorbuto. Nessuna grande ambizione di conquista coloniale, ma passerà poco tempo prima che gruppi di avventurieri voltino le spalle al mare per addentrarsi nelle foreste infestate di animali feroci e mosche tse tse, alla conquista della "Terra promessa". La macchina inesorabile della Storia si è ormai avviata, e il primo capitolo di un'epopea di infamia e redenzione è stato scritto. Convinti dalla fede calvinista di essere il nuovo popolo eletto, i coloni presto rinnegheranno la madrepatria, affronteranno le tribù nere, i cercatori d'oro e di diamanti, e le temibili tuniche rosse della regina Vittoria, fino a macchiarsi di una delle più grandi tragedie del Novecento: l'instaurazione dell'apartheid. Una piccola comunità di quattro milioni di bianchi sottometterà con la forza una popolazione sei volte maggiore di neri, dando vita a un regime razzista che causerà centinaia di migliaia di vittime. A questo orrore riusciranno a porre fine la volontà e il coraggio di veri e propri eroi come Chris Barnard, Helen Lieberman e soprattutto, dopo ventisette anni passati in carcere, un gigante del nostro tempo, Nelson Mandela.
martedì 22 giugno 2010
"Il grimorio di Baker Street", a cura di J. R. Campbell e V. C. Prepolec.
"Il grimorio di Baker Street"
a cura di J. R. Campbell e V. C. Prepolec
traduttore: S. Raule
Gargoyle, 2010
pp. 340, brossura
€ 14,50
La famosa "cassetta di latta tutta ammaccata" del Dr John H. Watson torna ad aprirsi ancora una volta per svelarci undici racconti nuovi di zecca, tutti incentrati su storie misteriose di orrore e dark fantasy. Sherlock Holmes, maestro della logica deduttiva, è chiamato a confrontarsi con l'irrazionale, l'inatteso e il fantastico, all'interno dei magici mondi de Grimorio di Baker Street. Come se la caverà Holmes con "le cose che si nascondono nella notte"? Quale detective migliore, per scavare nell'imprevedibile e spaventoso mondo del soprannaturale, di colui il cui motto è sempre stato: "Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità"?
venerdì 18 giugno 2010
L’educazione, il rispetto e la libertà di pensiero non hanno prezzo: per tutto il resto c’è Mastercard.
Parafrasando una nota pubblicità ed una poesia di Francesca Pellegrino, che spero non me ne voglia, vorrei parlarvi di quello, che per me, è essenziale nel rapporto con gli altri, soprattutto con chi non conosco e, cioè: l’educazione, il rispetto e la libertà di pensiero.
Chi mi conosce bene, ma anche voi che siete “Amici Virtuali” che rispetto e stimo come se vi conoscessi da anni, ha avuto modo di constatare la mia condotta, non che voglia essere considerata una “santa”, perché la prima ad avere difetti sono io, ma mi considero una persona rispettosa, una persona che a volte lede i propri interessi pur di non fare un torto a Tizio o a Caio.
Ultimamente la mia attività è rivolta al “mondo della critica letteraria”, attraverso le mie misere recensioni, seguendo gli ottimi consigli di Erwin ed Antonio, che in questo mondo ci sono dentro da molto tempo. Anche attraverso Radio Invisibili la mia popolarità sta crescendo in tal direzione, e per questo non smetterò mai di ringraziarla, così come il creatore e l’ideatore di MyLEMON Blog.
Ebbene, gli scrittori emergenti mi contattano per inviarmi il loro prezioso lavoro, frutto di notti passate in bianco davanti al pc, frutto delle loro emozioni, per avere una mia recensione. Questo non può che riempirmi di orgoglio e profonda soddisfazione.
Ecco il primo motivo del mio sfogo. Non dirò né nome né cognome, perché non lo trovo giusto, chiamerò tal persona X.
X mi contatta perché vuole che recensisca il suo libro e accetto che me lo invii. Una volta ricevuto, incomincio a leggerlo, ma mi fermo subito: la storia potrebbe andare, ma come è scritto no, personalmente non mi piace e, continuare a leggere, sarebbe per me una “violenza psicologica”.
Non mi considero un’esperta di libri, ma avendone letto tanti, mi sono fatta un’idea sul tipo di scrittura che voglio trovare. Lo dico e l’ho anche scritto: gli esordienti e gli autori sconosciuti hanno tanta da dare, in quanto scrivono per passione, non come chi sforna libri solo per Natale.
Fatto sta che scrivo a X PRIVATAMENTE, anche perché non mi permetto né ora né in futuro di scrivere pubblicamente che il libro di X è buono solo per tappare i buchi nel muro, ognuno ha i propri gusti!
Fatto sta che gli ho espresso il mio parere e, ribadisco, IN PRIVATO fra me e X.
X incomincia ad insultarmi, dicendo che io mi credo di essere una brava critica letteraria, che sono una donna stupida e superficiale, che ho offeso la sua anima di scrittore.
Rispondo che io non ho offeso nessuno, che nel caso in cui l’avessi scritto pubblicamente, allora sì che avrebbe avuto ragione! Gli rispondo che a me non piace leggere Coelho, che ho comprato un suo libro, ma dopo alcune pagine l’ho buttato perché non lo trovo di mio gradimento.
Niente, X continua con i suoi insulti, e alla fine, da perfetta persona ignorante, immatura e razzista mi scrive testualmente: “Io non conosco il siciliano e dato che non capisci l’italiano, non so come farti capire!”
(Sì perché la sottoscritta è siciliana di Catania e me ne vanto, senza nulla togliere ai problemi che ha il sud e al modo di essere amministrato, ma questo è un altro discorso)
La mia risposta: “Peccato, perché anch’io il siciliano non lo conosco e non lo capisco, a casa mia si parla solo ed esclusivamente l’italiano!”
E X continua con gli insulti. Mi son fatta prendere dai nervi, la discussione si dilungava da più di 20’, e sbagliando ho incominciato ad apostrofarlo. Dopodiché l’ho cancellato e bloccato su facebook, dal mio profilo, gruppo e fan page.
Passiamo alla 2° storia legata alla libertà di pensiero. Chiamerò tal persona Y.
Y mi contatta per scrivere sul suo sito pagandomi però, mi spiega il meccanismo, in pratica dovevo legare la mia penna alle ragioni del dio denaro. Lì per lì avevo anche accettato, ma la notte si sa porta consiglio, così come alcuni amici che ho contattato per esprimere le mie perplessità in seno alla proposta offertami.
Da premettere che tutto quello che faccio, incluse le mie collaborazioni con altri siti e con Radio Invisibili, lo faccio solo per passione, avendo ricevuto in cambio un’immensa soddisfazione per i commenti che ricevo e, da poco, i libri degli scrittori i quali vogliono che recensisca i loro testi.
Bene, il giorno dopo scrivo ad Y ringraziandolo di avermi preso in considerazione, ma che non sono disposta a legarmi le mani, anche se la parte economica era allettante, e se mi capitava un libro osceno? Dovevo fare l’ipocrita, andare contro me stessa, e scrivere che il libro è un capolavoro?? Ho ringraziato e rifiutato.
Perché vi ho scritto tutto questo? Il motivo è semplice. L’educazione, il rispetto e la libertà di pensiero non hanno prezzo: per tutto il resto c’è Mastercard!
Chiara D’Amico
Chi mi conosce bene, ma anche voi che siete “Amici Virtuali” che rispetto e stimo come se vi conoscessi da anni, ha avuto modo di constatare la mia condotta, non che voglia essere considerata una “santa”, perché la prima ad avere difetti sono io, ma mi considero una persona rispettosa, una persona che a volte lede i propri interessi pur di non fare un torto a Tizio o a Caio.
Ultimamente la mia attività è rivolta al “mondo della critica letteraria”, attraverso le mie misere recensioni, seguendo gli ottimi consigli di Erwin ed Antonio, che in questo mondo ci sono dentro da molto tempo. Anche attraverso Radio Invisibili la mia popolarità sta crescendo in tal direzione, e per questo non smetterò mai di ringraziarla, così come il creatore e l’ideatore di MyLEMON Blog.
Ebbene, gli scrittori emergenti mi contattano per inviarmi il loro prezioso lavoro, frutto di notti passate in bianco davanti al pc, frutto delle loro emozioni, per avere una mia recensione. Questo non può che riempirmi di orgoglio e profonda soddisfazione.
Ecco il primo motivo del mio sfogo. Non dirò né nome né cognome, perché non lo trovo giusto, chiamerò tal persona X.
X mi contatta perché vuole che recensisca il suo libro e accetto che me lo invii. Una volta ricevuto, incomincio a leggerlo, ma mi fermo subito: la storia potrebbe andare, ma come è scritto no, personalmente non mi piace e, continuare a leggere, sarebbe per me una “violenza psicologica”.
Non mi considero un’esperta di libri, ma avendone letto tanti, mi sono fatta un’idea sul tipo di scrittura che voglio trovare. Lo dico e l’ho anche scritto: gli esordienti e gli autori sconosciuti hanno tanta da dare, in quanto scrivono per passione, non come chi sforna libri solo per Natale.
Fatto sta che scrivo a X PRIVATAMENTE, anche perché non mi permetto né ora né in futuro di scrivere pubblicamente che il libro di X è buono solo per tappare i buchi nel muro, ognuno ha i propri gusti!
Fatto sta che gli ho espresso il mio parere e, ribadisco, IN PRIVATO fra me e X.
X incomincia ad insultarmi, dicendo che io mi credo di essere una brava critica letteraria, che sono una donna stupida e superficiale, che ho offeso la sua anima di scrittore.
Rispondo che io non ho offeso nessuno, che nel caso in cui l’avessi scritto pubblicamente, allora sì che avrebbe avuto ragione! Gli rispondo che a me non piace leggere Coelho, che ho comprato un suo libro, ma dopo alcune pagine l’ho buttato perché non lo trovo di mio gradimento.
Niente, X continua con i suoi insulti, e alla fine, da perfetta persona ignorante, immatura e razzista mi scrive testualmente: “Io non conosco il siciliano e dato che non capisci l’italiano, non so come farti capire!”
(Sì perché la sottoscritta è siciliana di Catania e me ne vanto, senza nulla togliere ai problemi che ha il sud e al modo di essere amministrato, ma questo è un altro discorso)
La mia risposta: “Peccato, perché anch’io il siciliano non lo conosco e non lo capisco, a casa mia si parla solo ed esclusivamente l’italiano!”
E X continua con gli insulti. Mi son fatta prendere dai nervi, la discussione si dilungava da più di 20’, e sbagliando ho incominciato ad apostrofarlo. Dopodiché l’ho cancellato e bloccato su facebook, dal mio profilo, gruppo e fan page.
Passiamo alla 2° storia legata alla libertà di pensiero. Chiamerò tal persona Y.
Y mi contatta per scrivere sul suo sito pagandomi però, mi spiega il meccanismo, in pratica dovevo legare la mia penna alle ragioni del dio denaro. Lì per lì avevo anche accettato, ma la notte si sa porta consiglio, così come alcuni amici che ho contattato per esprimere le mie perplessità in seno alla proposta offertami.
Da premettere che tutto quello che faccio, incluse le mie collaborazioni con altri siti e con Radio Invisibili, lo faccio solo per passione, avendo ricevuto in cambio un’immensa soddisfazione per i commenti che ricevo e, da poco, i libri degli scrittori i quali vogliono che recensisca i loro testi.
Bene, il giorno dopo scrivo ad Y ringraziandolo di avermi preso in considerazione, ma che non sono disposta a legarmi le mani, anche se la parte economica era allettante, e se mi capitava un libro osceno? Dovevo fare l’ipocrita, andare contro me stessa, e scrivere che il libro è un capolavoro?? Ho ringraziato e rifiutato.
Perché vi ho scritto tutto questo? Il motivo è semplice. L’educazione, il rispetto e la libertà di pensiero non hanno prezzo: per tutto il resto c’è Mastercard!
Chiara D’Amico
domenica 6 giugno 2010
"Io vado scalza", di Angela Barbieri.
"Io vado scalza"
di Angela Barbieri
Edizioni Monte Grappa, 2009
pp. 90, rilegato
€ 10,00
La storia di tre donne ognuna con una propria sofferenza nell'anima.
Tre storie di donne diverse eppure simili coesistono nella trama di questo romanzo generando situazioni di vita vissuta che si intrecciano reciprocamente fino a diventare unica la storia di tre identità.
L'andare scalza del titolo allude metaforicamente ad una libertà finalmente conquistata nel senso dello sciogliemento di quei vincoli che da sempre tendono a limitare ed ostacolare l'identità femminile.
Opera vincitrice della I edizione del Concorso Nazionale Letterario "Un Fiorino" Città di Monterotondo.
"La grande storia del tempo", di Stephen Hawking e Leonard Mlodinow.
"La grande storia del tempo"
di Stephen Hawking e Leonard Mlodinow
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2006
pp. 201, ill., brossura
€ 8,40
Con "La grande storia del tempo", Stephen Hawking, avvalendosi della collaborazione del fisico americano Leonard Mlodinow, ripresenta le proprie riflessioni sulle origini e il destino dell'universo.
In questo libro, oltre a far uso di un gran numero di esempi, diagrammi e illustrazioni esplicative, Hawking parla delle più recenti scoperte, dagli sviluppi della teoria delle superstringhe ai progressi nella ricerca di una teoria unificata della fisica. Inoltre discute in un capitolo interamente nuovo l'affascinante problema dei viaggi nel tempo e dei tunnel spazio-temporali.
sabato 5 giugno 2010
Premio Nobel per la Letteratura nel 1904: Frédéric Mistral.
Motivazione: "in riconoscimento della chiara originalità e della vera ispirazione della sua produzione poetica, che splendidamente riflette gli scenari naturali e lo spirito nativo del suo popolo, e, in aggiunta, al suo importante lavoro come filologo provenzale"
Mistral nacque a Maillane (in occitano: Malhana), nei pressi di Arles, da François Mistral e Adélaide Poulinet, una famiglia di contadini benestanti. Il giovane Frédéric fu mandato a scuola piuttosto tardi, a nove anni d'età, e frequentò le scuole ad Avignone ed a Nîmes. Fu grazie all'incontro con il poeta Joseph Roumanille, suo insegnante e di dodici anni più vecchio, che si avvicinò alla letteratura provenzale e che cominciò ad interessarsi al provenzale, "prima lingua letteraria dell'Europa civilizzata".
Mistral studiò giurisprudenza ad Aix-en-Provence fino al 1851, anno della laurea; dopodiché si stabilì a Maillane e nel 1854 fondò, assieme a Roumanille, Félix Gras, Théodore Aubanel ed altri il movimento Félibrige (in grafia classica: Felibritge), che aveva come scopo la riscoperta e la valorizzazione della lingua provenzale nella letteratura. Anche se all'epoca di Mistral per "provenzale" si intendevano non solo le parlate della Provenza, ma per estensione tutte quelle dell'Occitania, Mistral si prodigò in primo luogo per la diffusione della variante provenzale.
Dal 1859 Mistral fu alla testa del Félibrige e il suo più creativo contributore. Con la sua opera, Mistral riabilitò la lingua provenzale, facendola assurgere ai fastigi della poesia epica; la qualità dei suoi componimenti venne in seguito consacrata dall'ottenimento dei più prestigiosi premi letterari.
Il Félibrige - i cui membri si chiamarono félibres - accolse anche tutti i poeti occitani espulsi dalla Spagna di Isabella II.
Nel 1859 Mistral diede alle stampe la sua opera più importante, Mirèio, un poema in versi di dodici canti al quale aveva lavorato per otto anni. Contrariamente a come sarebbe dovuta essere intitolata l'opera secondo l'ortografia abituale (Mirelha), Mistral dovette cedere all'imposizione del suo editore Roumanille e optare per una grafia semplificata, basata sul francese, che da quel momento venne chiamata "mistraliana" in opposizione alla grafia "classica" ereditata dai trobadori.
L'opera narra della bella Mireia, figlia di un ricco contadino provenzale, e del suo amore verso un cestaio di nome Vincent, osteggiato dai loro genitori. Il poema, che fonde elementi del mito di Giovanna d'Arco e della storia di Romeo e Giulietta, ma anche numerosi riferimenti alle tradizionali storie rurali provenzali, fu altamente lodato da Alphonse de Lamartine e premiato dall'Académie Française, rendendo Mistral un uomo di fama internazionale.
Mirèio ispirò, nella versione francese (Mireille), un'opera da Charles Gounod nel 1863.
L'impegno di Mistral per la rinascita della lingua provenzale si inserisce nel più ampio quadro dei risorgimenti letterari della metà del XIX secolo. Mistral propugnò l'indipendenza culturale della Provenza nei confronti della Francia centralizzatrice, e nei primi anni anche un'autonomia politica. Egli si adoperò per combattere il diffuso pregiudizio sull'arretratezza del provenzale e cercò punti di contatto della cultura occitana e mediterranea con le tradizioni dell'antichità classica. Mistral tradusse anche personalmente i suoi componimenti in lingua francese; con ciò agevolò certamente la diffusione dei suoi scritti nel mondo letterario parigino ma d'altro canto si pose in contraddizione con le sue idee di emancipazione provenzale.
Gli autori provenzali del Félibrige scoprirono nel 1861, grazie a Damas Calvet, la renaixença catalana (il rinascimento letterario della Catalogna) e intensificarono così i legami culturali tra mondo occitano e catalano, finché nel 1870 Víctor Balaguer giunse in Occitania ad offrire la "Coppa Santa" ai félibres, mentre Mistral viaggiò in Catalogna per riconoscere pubblicamente il talento poetico di Jacint Verdaguer, vincitore dei jocs florals. In questo periodo Mistral si proclamò federalista e manifestò un patriottismo provenzale alquanto intransigente.
Nel 1867 Mistral pubblicò il poema epico Calendau, riecheggiante l'Eneide nei contenuti ma contenente forti allusioni politiche e polemiche. Con quest'opera Mistral bissò il successo di Mirèio, attestandosi all'apice della sua produzione letteraria.
Salvo che per un periodo trascorso a Parigi, il poeta visse per tutta la sua vita a Maillane. Nel 1876 sposò Marie-Louise Rivière, senza avere figli.
Mistral si dedicò anche alla redazione di un dizionario della lingua provenzale (Lou tresor dóu Félibrige), opera basata su studi decennali che uscì dal 1879 al 1886 e che comprendeva anche molte voci di svariati dialetti occitani. In questo periodo Mistral si preoccupò di dare al Félibrige una struttura più panoccitana, creando tuttavia divisioni politiche tra i félibres. In assenza di una linea politica coerente, le aspirazioni di Mistral non vennero prese in considerazione dalla classe politica occitana, e la pur vasta opera non poté scongiurare la disoccitanizzazione del suo paese, già avanzata nel corso della sua vita.
Nel 1904 Mistral fu insignito, assieme al drammaturgo madrileno José Echegaray, del premio Nobel per la letteratura, "in riconoscimento della freschezza, originalità e autenticità della sua produzione letteraria, fedele riflesso dei paesaggi naturali e dello spirito naturale della sua nazione; e, inoltre, per il suo significativo lavoro come filologo provenzale".
Il poeta non presenziò alla cerimonia di premiazione, essendo presente un ministro in sua vece. Mistral destinò la somma vinta all'ampliamento della raccolta etnografica del Museon Arlaten ("Museo di Arles"). Il museo, fondato da Mistral stesso nel 1896 nei locali dell'Hôtel Laval-Castellane, conserva ancora oggi testimonianze della cultura provenzale e materiali sul Félibrige.
Frédéric Mistral morì il 25 marzo 1914 nel suo paese natale, all'età di 83 anni.
Opere:
- Li meissoun (1854)
- Mirèio (poema epico in versi, 1859)
- Calendau ("Calendario": poema epico, 1867)
- Lis isclo d’or ("Le isole d'oro": poesie e racconti, 1875)
- La Raço Latino (poesie, 1879)
- Lou tresor dóu Félibrige (dizionario della lingua provenzale moderna, 1879-1886)
- Nèrto (poema epico, 1884)
- La rèino Jano ("La regina Giovanna", dramma, 1890)
- Lou pouèmo dóu Rose ("Il poema del Rodano": racconto, 1897)
- Moun espelido, memòri e raconte (memorie e racconti, 1906)
- Discours e dicho (prosa, 1906)
- La genesi, traducho en prouvençau (1910)
- Lis Oulivado (poesie, 1912)
- Prose d’almanach, (opera postuma, 1926, 1927-1930)
Premio Nobel per la Letteratura nel 1903 - Bjørnstjerne Bjørnson
Motivazione: "un tributo alla sua nobile, magnifica e versatile poeticità, con la quale si è sempre distinto per la chiarezza della sua ispirazione e la rara purezza del suo spirito"
Bjørnstjerne Martinus Bjørnson (Kvikne, 8 dicembre 1832 – Parigi, 26 aprile 1910) è stato un poeta, drammaturgo e scrittore norvegese. Sul piano artistico concorse, assieme ad Henrik Ibsen, alla nascita della moderna drammaturgia norvegese e scandinava. La sua oggettiva grandezza fu siglata dal Premio Nobel per la Letteratura nell'anno 1903.
Figlio di un pastore protestante di origine contadina, si formò studiando a Molden e poi a Oslo. Non riuscì a concludere i suoi studi universitari e subito dopo il suo ritiro si impegnò nel giornalismo e nella letteratura. Grazie ad un soggiorno a Copenaghen approfondì e assimilò il pensiero e le opere di Kierkegaard. Una volta rientrato a Cristiania, nel 1857 si attivò per fondare il periodico "Il giornale popolare illustrato" (Illustrerte FolkBladet).
Lo stesso anno venne nominato direttore dapprima del teatro di Bergen e poi in quello di Oslo, e inoltre pubblicò la sua prima raccolta di novelle intitolata Synnøve Solbakken.
Dal 1860 al 1863 viaggiò e soggiornò lungamente all'estero, in America, in Francia, in Germania e in Italia.
La sua prima fase artistica si contraddistinse per un marcato romanticismo oltre alla tematica ricorrente del mondo rurale. Alcuni dei suoi drammi furono ambientati in epoche precedenti, come ad esempio Mellem Slagene ("Tra una battaglia e l'altra"), composto nel 1855, i cui scenari risalirono fino al XII secolo.
Tra le sue varie opere maggiormente significative, uscirono nel 1870 Digte og Sange (Poesie e Canzoni) che contenne l'inno nazionale norvegese intitolato "Si, noi amiamo questo paese" (Ja, vi elskerdette landet) ed il ciclo epico Arnljot Gelline.
Nella sua seconda fase, dal 1864 al 1879, Bjørnson si avvicinò a problematiche sociali, alla posizione radical-liberale, e alla focalizzazione della borghesia come argomento di indagine. In questo periodo compose soprattutto drammi, commedie e romanzi, tra i quali si segnalarono il dramma sociale, Leonarda (1879), che innescò polemiche e dibattiti, la commedia satirica Det nye System ("ll nuovo sistema"), il dramma mistico-simbolico Øver Ævne, I ("Oltre le Forze") che riscossero un buon successo.
Un'ulteriore tematica che interessò lungamente Bjørnson fu quella inerente l'adozione di una lingua nazionale letteraria norvegese distinta dal dansk-norsk ("danese-norvegese"), che fino a quel momento la maggior parte degli autori del suo paese utilizzava. A tal proposito, lo scrittore effettuò una serie di sperimentazioni linguistiche.
Negli ultimi anni della sua vita si occupò intensamente sia della questione agricola, resa problematica da una gestione non perfetta delle terre coltivabili, sia del caso Dreyfus, schierandosi apertamente a favore della sua innocenz
Dal temperamento focoso e dall'attivismo energico, Bjørnson ebbe una grande influenza sulla vita socio-politica del suo paese: sostenne l'autonomia della Norvegia e contrastò l'unione con la Svezia e criticò le istituzioni monarchiche ed ecclesiastiche.
Opere:
- 1857 Synnøve Solbakken; Mellem Slagene (Fra le battaglie)
- 1858 Halte Hulda (Hulda la Zoppa); Arne
- 1859-1860 En Glad Gut (Un Ragazzo Allegro)
- 1860 Smaastykker ( )
- 1861 Kong Sverre (Re Sverre)
- 1862 Sigurd Slembe (Sigurd il Violento)
- 1864 Maria Stuart i Skotland
- 1865 De Nygifte (Gli Sposini)
- 1868 Fiskerjenten (La Pescatrice)
- 1870 Digte og Sange (Poesie e Canzoni)- Arnljot Gelline
- 1872 Sigurd Jorsafar
- 1873 Brudeslaatten ( )
- 1874 Redaktøren (Il Giornalista)
- 1875 En fallit (Un Fallimento)
- 1877 Kongen (Il Re) - Magnhild
- 1879 Kaptejn Mansana (Capitan Mansana) - Leonarda - Det Ny System
- 1882 Støv (Polvere)
- 1883 En Hanske (Un Guanto) - Øver Ævne, I (Oltre le Forze, I)
- 1884 Det Flager I Byen Og Paa Havnen ( )
- 1885 Geografi Og Kjaerlighed (Geografia e Amore)
- 1889 Paa Guds Veje (Per le Vie del Signore)
- 1894 Nye Fortaellinger (Nuovi Racconti)
- 1895 Lyset; Øver Ævne, II (Oltre le Forze, II)
- 1898 Paul Lange og Tora Parsberg (Paul Lange e Tora Parsberg)
- 1901 Laboremus
- 1902 Paa Storhove
- 1904 Daglannet
- 1906 Mary
- 1909 Naar Den Ny Vin Blomstrer (Quando Fiorisce il Vino Nuovo)
- 1911 Arhundredernes Legende
Johann Wolfgang Goethe
"Che mai è l'uomo, il celebrato semidio! Non gli vengono a mancare le forze appunto quando ne avrebbe bisogno? Sia che voli nella gioia o che precipiti nel dolore, non viene ugualmente trattenuto e riportato alla piatta gelida consapevolezza proprio quando anelava di smarrirsi nella plenitudine dell'Infinito?"
da "I dolori del giovane Werther", 1774
"Chi ha molto a che fare con i bambini scoprirà che nessuna azione esteriore resta senza influsso su di loro."
"Maledetti, trafitti dalla passione, l'amore ci sopravvive, l'arte ci rende immortali."
(A proposito degli artisti)
(A proposito degli artisti)
"Qualunque cosa sogni di intraprendere, incominciala. L'audacia ha del genio, forza, magia..."
Johann Wolfgang von Goethe.
« La vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti »
Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco.
Considerato da George Eliot uno dei più grandi letterati tedeschi e l'ultimo uomo universale a camminare sulla terra, viene solitamente considerato uno dei casi più rappresentativi nel panorama culturale europeo. La sua attività fu rivolta alla poetica, al dramma, alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, all'umanismo e alle scienze ma fu prolifico anche nella pittura, nella musica e nelle arti. Il suo magnum opus è il Faust; un'opera monumentale alla quale lavorò per oltre sessant'anni.
Goethe fu l'originario inventore del concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale), derivato dalla sua approfondita conoscenza ed ammirazione per molti capisaldi di diverse realtà culturali nazionali (inglese, francese, italiana, greca, persiana e araba). Ebbe grande influenza anche nell'ambiente filosofico del tempo, in particolare sulla scia di Hegel e Schelling.
BIOGRAFIA
Goethe è considerato da molti il più importante uomo di lettere proveniente dalla Germania e uno degli ultimi "uomini universali". Primogenito di Johann Caspar (1710 - 1782), doctor juris e consigliere imperiale, uomo di formazione, e di Katharina Elisabeth Textor (1731 - 1808), nasce dopo il mezzogiorno del 28 agosto 1749, giorno del primo anniversario del matrimonio dei genitori. Katharina ebbe in verità delle difficoltà nel parto, provocate dall'imperizia della levatrice, che sembra abbiano spinto il nonno materno, Johann Wolfgang Textor, sindaco di Francoforte, a istituire in città l'istruzione ostetrica obbligatoria. Il giorno dopo fu battezzato secondo il rito protestante. Nel dicembre del 1750 nasce la seconda figlia, Cornelia Friederike Christiana (1750 - 1777), la sua compagna di giochi dell'infanzia; gli altri quattro successivi figli moriranno infatti in tenera età.
A partire dal 1755 impara a leggere e a scrivere il tedesco in una scuola pubblica, poi, privatamente, il latino e, in tempi successivi, un poco di greco e di ebraico, il francese, l'inglese, l'italiano - il padre era stato in Italia nel 1740 e aveva scritto, in un italiano approssimativo, un diario del suo viaggio - e poi disegno e musica: il 25 agosto del 1763 assistette a un concerto di pianoforte del settenne Mozart, imparruccato e con lo spadino al fianco. Adolescente, imparerà l'equitazione e la scherma.
Nel 1756, scoppiata la Guerra dei sette anni, i francesi conquistano Francoforte il 1º gennaio 1759 e in casa Goethe s'installa il luogotenente François de Théas, comandante della piazza; con le truppe francesi si accompagnano attori e cantanti e Goethe assiste per la prima volta a recite delle tragedie di Racine e di Corneille e delle commedie di Molière, oltre a opere e intermezzi musicali, fino alla partenza dei francesi, avvenuta il 2 dicembre 1762.
Nel 1764, l'anno della salita al trono di Giuseppe II, gli capitò di raccomandare al nonno materno un giovane per un impiego nell'amministrazione cittadina; assunto, si scopre che quell'impiegato è un truffatore. Johann è, in un primo tempo, perfino sospettato di complicità, ma presto si riconosce la sua estraneità ai fatti.
Ormai diciassettenne, è tempo per lui di frequentare l'Università: egli vorrebbe seguire i corsi di lettere classiche e retorica a Gottinga ma il padre sceglie per lui gli studi di diritto a Lipsia e così, il 30 settembre 1765, Johann parte da Francoforte per quella città bella e moderna, con in tasca la buona somma di 1.200 fiorini a garantirsi un più che decoroso mantenimento.
- A Lipsia (1765 - 1768)
A Lipsia s'inserisce senza difficoltà nella frivola vita di società, così diversa da quella conservatrice e patriarcale di Francoforte; ha una relazione con Kätchen Schönkopf, scrive il Die Laune des Verliebten (Il capriccio dell'innamorato), una commedia arcadica, e i Die Mitschuldigen (I correi), altra commedia senza pretese, e varie poesie musicate da quel Bernhard Breitkopf, proprietario di una Casa editrice musicale che diventerà molto famosa, del quale Goethe frequenta la famiglia. Relativamente a questo periodo, egli commenterà di avere allora cominciato a seguire la tendenza a «trasformare in un'immagine, in una poesia e a portare a compimento in me quel che mi dava gioia o tormento o che comunque occupava il mio spirito», e che «tutto ciò che si è conosciuto di me sono solo frammenti di una grande confessione». Fra il febbraio e il marzo del 1768 si reca a Dresda, visitando le collezioni d'arte raccolte nella città e in giugno viene a conoscenza della tragica morte di Winckelmann, che egli apprezzava molto.
Tuttavia, i suoi componimenti non vengono apprezzati ed egli stesso si convince che è meglio consegnare al fuoco la maggior parte di quella prima produzione: conserva le due commedie, la raccolta Annette, costituita da lieder dedicati a Kätchen, le odi dedicate all'amico Ernst Behrisch e poco altro. Una malattia, un'infezione polmonare contratta nel luglio 1768, lo convince a chiudere un'esperienza che egli stesso già riteneva non più sopportabile: così, il 28 agosto 1768 ritorna a Francoforte senza aver concluso nulla.
- A Strasburgo (1770 - 1771)
Soffre di coliche, ha uno sbocco di sangue e deve subire anche un intervento chirurgico al collo; Goethe non pensa di poter vivere a lungo e si apre all'influsso religioso pietistico della madre e della sua amica Susanna Katharina von Klettenberg, una signora quarantacinquenne che egli ricorderà affettuosamente in Poesia e verità, e nelle Confessioni di un'anima bella. È un breve periodo in cui, oltre a partecipare, in verità senza entusiasmo, a pratiche devozionali, legge la Storia della Chiesa e degli eretici di Gottfried Arnold e l' Imitazione di Cristo. Goethe sarà sempre anticonfessionale pur guardando con simpatia e interesse alla ricerca spirituale e si definirà un eretico che i cristiani avrebbero volentieri messo al rogo.
Con il ritorno della buona salute, viene anche il tempo di riprendere gli studi universitari; a Strasburgo potrà imparare bene il francese e studiare in un'Università di cultura tedesca: così, partito alla fine del marzo 1770, il 2 aprile giunge a Strasburgo. Qui si fa molti amici, come Johann Heinrich Jung-Stilling, che scriverà La giovinezza di Heinrich Stilling e il futuro drammaturgo Jakob Michael Reinhold Lenz; all'inizio dell'estate visita con due amici l'Alsazia e la Lorena. Conosce Johann Gottfried Herder, letterato e filosofo già noto il quale, al termine di un suo viaggio in Francia, era stato costretto a soffermarsi in settembre a Strasburgo per un'operazione agli occhi. Per un ammiratore della poesia popolare come Herder, Goethe compone il lied Rosellina della landa, gabellandogliela come autentica poesia popolare, ne ascolta le tesi sullo spirito nazionale tedesco elaborandole in scritti su Shakespeare e sull'architettura gotica, «l'architettura tedesca», scrive Goethe, «la nostra architettura, mentre gli italiani non ne hanno alcuna da vantare come propria e ancor meno i francesi».
Legge con interesse i romanzieri inglesi Goldsmith, Fielding e Sterne e s'interessa di un personaggio storico, Götz von Berlichingen, e di un personaggio di fantasia destinato a una fama immortale, Faust. Ha un'impegnativa relazione, nel vicino paese di Sessenheim, con Friederike Brion, figlia di un pastore protestante, nella primavera del 1771, che gli ispirerà diverse liriche, come Willkommen und Abschied (Benvenuto e addio), Maifest (Festa di maggio), Ob ich dich liebe, weiß ich nicht (Non so se t'amo) e Jetzt fühlt der Engel (Ora l'angelo sente) e, in estate, presenta la dissertazione che avrebbe dovuto procurargli la laurea, che gli viene tuttavia respinta, fatto che gli impedisce di ottenere il titolo di dottore in legge: in sostituzione, il 6 agosto, presenta alcune tesi di diritto che, approvate, gli valgono il titolo inferiore di Licentiatus juris. Saluta Friederike, che rivedrà a Sessenheim amichevolmente otto anni dopo, e ritorna a Francoforte.
- Il Götz von Berlichingen
Tornato a Francoforte, la città nido, scrive, «nidus, buono a covarci uccellini ma in senso figurato, spelunca, un tristo paesucolo. Dio ci scampi da tanta miseria. Amen». Il 28 agosto 1771, proprio il giorno del suo ventiduesimo compleanno, Goethe ottiene il permesso di esercitare la professione di avvocato, che in realtà abbandonerà di lì a quattro anni. Continua a scrivere, in quegli anni che annunciano lo Sturm und Drang, la nuova poetica preromantica della Tempesta e Assalto, dal dramma omonimo di Friedrich Maximilian Klinger. Scriverà che in quegli anni «giovani geniali vennero improvvisamente alla ribalta con grandissimo coraggio e presunzione, com'è peculiare a quell'età, e impiegando le loro energie produssero molte cose buone, donarono molta gioia ma, abusandone, diedero molti dispiaceri e provocarono parecchi guai».
Il frutto di Goethe fu la storia drammatizzata, in prosa, Die Geschichte Gottfriedens von Berlichingen mit der eisernen Hand, (Storia di Goffredo di Berlichingen dalla mano di ferro), compiuta alla fine del 1771 che, rielaborata alla fine del marzo 1773, fu pubblicata anonima nel giugno successivo con il titolo Götz von Berlichingen mit der eisernen Hand. Ein Schauspiel. Testo di lettura da non rappresentare in teatro, fu pubblicato con autorizzazione di Goethe nel 1787 finché Goethe non vi ritornerà ancora nel 1804 per adattarla al teatro, cosicché la prima rappresentazione fu data a Weimar il 22 settembre 1804.
Tratto dall'autobiografia dello stesso Götz, scritta nel 1562 e nota a Goethe in un'edizione del 1731, è la vicenda di un piccolo feudatario tedesco che si ribella ai potenti schierandosi con i contadini in rivolta contro l'Impero nella guerra del 1525; Goethe rappresenta la tragedia dell'onestà e della lealtà cavalleresca - in un'epoca in cui la cavalleria era decaduta ad attività di latrocinii, di sopraffazioni e di arbitrii - che soccombono contro la viltà, la corruzione e l'adulazione. Ma è anche la denuncia delle condizioni miserabili di una società che impediscono alle persone d'ingegno di realizzarsi, e opprimono e si oppongono alla virtù.
In realtà Goethe, che segue la concezione möseriana dell'epoca feudale classica come "epoca della libertà", non comprende né la natura reazionaria della rivolta dei nobili né la natura progressiva della rivolta dei contadini, ma individua correttamente il processo storico che trasforma i cavalieri in nobili di corte di Stati assolutisti.
- A Wetzlar (1772)
Nel maggio 1772, dietro consiglio del padre, Johann si trasferisce nella cittadina di Wetzlar, dove è istituita la Corte imperiale di giustizia, un tribunale presso il quale si inscrive il 23 maggio come praticante. Naturalmente non si occuperà di faccende legali: preferisce frequentare la taverna del "Principe ereditario", dove conosce, fra tanti, Karl Wilhelm Jerusalem, figlio di un noto teologo, giovane intellettuale inquieto, innamorato di una donna sposata e l'avvocato Johann Christian Kestner (1741-1800), del quale si conosce un interessante giudizio sul giovane e ancora sconosciuto Goethe.
«Ha molti talenti, è un vero genio e un uomo di carattere, ha un'immaginazione straordinariamente viva, per cui si esprime per lo più con immagini e similitudini. Nei suoi affetti è impetuoso, tuttavia spesso sa dominarsi bene. Il suo modo di pensare è nobile. Libero da pregiudizi quanto più è possibile, agisce come gli viene in mente, senza curarsi di quel che pensano gli altri. Ogni costrizione gli è infatti odiosa. Ama i bambini ed è molto bravo a trattarli. È bizzarro e nel suo modo di fare, nell'apparenza esteriore, ha diverse cose che potrebbero renderlo sgradevole ma gode di molto favore fra i bambini, le donne e molti altri ancora. Ha moltissima stima del sesso femminile. I suoi principi non sono ancora molto saldi, non è quello che si può definire un ortodosso, ma non per orgoglio o per capriccio o per darsi delle arie.
Non ama turbare negli altri la tranquillità delle loro convinzioni. Odia lo scetticismo, aspira alla verità e alla chiarezza su alcune materie principali e crede anche di avercela, questa chiarezza sulle cose importanti. Ma secondo me, non la possiede ancora. Non va in chiesa, non si comunica, prega raramente: "non sono abbastanza simulatore per farlo", dice. Della religione cristiana ha molto rispetto, ma non nella forma presentata dai teologi. Crede in una vita futura, in una condizione migliore. Aspira alla verità, ma preferisce sentirla più che darne una dimostrazione. Ha già fatto molto e ha dalla sua molte conoscenze e molte letture; ma è più quello che ha pensato e ha ragionato. La sua occupazione principale consiste nelle belle arti e nelle scienze o meglio, in tutte le scienze, tranne quelle che ci procurano il pane...insomma, è un uomo assai notevole».
Kestner è fidanzato con una ragazza, Charlotte o Lotte Buff (1753-1828) che, egli scrive, «non è una bellezza straordinaria ma è quello che si dice una bella ragazza e a me nessuna è mai piaciuta più di lei» mentre Goethe, che la conosce il 9 giugno e la frequenta quasi giornalmente, la definirà una «di quelle che sono fatte, se non per ispirare passioni violente, certo per suscitare la simpatia generale».
L'insistente assiduità della presenza di Goethe provoca la reazione di Lotte che, il 16 agosto, gli dichiara che egli «non può sperare altro che amicizia» e l'11 settembre 1772 Goethe lascia Wetzlar. A Francoforte, riceve da Kestner la notizia che il comune amico Jerusalem si è suicidato il 30 ottobre; vi è tutto l'intreccio del prossimo romanzo "I dolori del giovane Werther".
- A Weimar (1775 - 1832)
Conosce Klopstock, il teologo svizzero e appassionato di fisiognomica Johann Caspar Lavater - il quale crede di individuare nel profilo dei volti il carattere delle persone e, a questo scopo, fa eseguire dal pittore Schmoll diversi ritratti di Goethe - e il filosofo Jacobi, il quale, polemizzando contro Spinoza e qualificandolo come ateo, stimola Goethe, che pure non ama la filosofia ad approfondire la conoscenza del filosofo olandese. In seguito Goethe si riconoscerà sempre nelle teorie panteiste di Spinoza.
Legatosi nell'aprile 1775 con la sedicenne Lili Schönemann, figlia di un banchiere, ruppe il fidanzamento nell'ottobre, non sopportando la prospettiva di un vincolo matrimoniale e il 7 novembre 1775 Goethe giunge a Weimar come precettore del diciottenne Carlo Augusto, duca di Sassonia-Weimar-Eisenach, un tipico tirannello tedesco del tempo, che governa uno staterello formato unicamente dalla capitale Weimar, cittadina di seimila abitanti, dalla città universitaria di Jena e da alcune "ville di delizia". Nel 1776 Goethe è membro del Consiglio segreto, il 6 settembre 1779 viene nominato consigliere segreto e confessa: «mi sembra meraviglioso raggiungere, come in sogno, a trentanni, il più alto grado onorifico che un cittadino tedesco possa ottenere». Otterrà il 10 aprile 1782 il titolo nobiliare dall'imperatore Giuseppe II e nel 1804 sarà ministro.
Gli anni che vanno dal 1776 al 1788 furono segnati dall'amicizia con Charlotte von Stein, donna che si impegnò ad educarlo ai compiti che lo avrebbero atteso come precettore e poi come consigliere del duca.
La von Stein dovette innanzitutto trasformare l'illustre poeta in un uomo di mondo, poi ridurre il viziato idolo del momento in un uomo rispettoso delle regole di vita esistenti nel ristretto e selezionato ambiente in cui viveva la duchessa Anna Amalia. Questi insegnamenti di equilibrio, misura ed autocontrollo, che furono la base della sua evoluzione, vennero ben accettati da Goethe pur costandogli considerevoli sforzi e sacrifici.
I primi dieci anni trascorsi a Weimar, caratterizzati da una certa povertà nella produzione poetica, mostrarono soprattutto questa sua lenta trasformazione. Vi furono opere ancora improntate alla sua poesia precedente, quali, per esempio, I canti di Mignon inclusi nel Wilhelm Meister, le due ballate Il pescatore (Der Fischer) ed Il re degli elfi (Erlkönig), e lo stupendo Canto notturno del viandante (Wanderers Nachtlied), poesia nella quale l'anima del poeta lentamente si sostituiva al cuore capriccioso che aveva dominato la produzione precedente.
La ricerca della verità ultima dell'anima dominò altre composizioni; scrisse infatti il Canto degli spiriti sopra le acque (Gesang der Geister über dem Wasser), i Limiti dell'umano (Grenzen der Menschheit) ed Il divino (Das Göttliche). In quel periodo (dal 1777 al 1785) Goethe compose anche il romanzo La vocazione teatrale di Guglielmo Meister (Wilhelm Meisters theatralische Sendung) ed il dramma, del 1779, Ifigenia in Tauride (Iphigenie auf Tauris). Quegli anni, inoltre, lo videro impegnato su diversi fronti come consigliere ministeriale per gli affari militari, per la viabilità, per le miniere e la pubblica amministrazione.Fu anche sovrintendente ai musei, e nel 1782 venne insignito del titolo nobiliare. Quel periodo di radicali cambiamenti e senza dubbio negazione di sé stesso, finì quando Goethe, nel 1786, all'insaputa di tutti, fuggì in Italia.
Trascorse così due anni di piena felicità, nel duplice appagamento dei sensi e dello spirito, grazie all'amore ed all'incanto della civiltà antica. Il paesaggio, l'arte ed il carattere del popolo italiano incarnarono il suo ideale di fusione di spirito e sensi. Qui egli riuscì a dare la forma definitiva all'Ifigenia in Tauride, che scritta in prosa, trovò il suo compimento nel Blankvers o pentapodia giambica. Passo più di un anno a Roma, qui commissionò allo scultore di Sciaffusa Alessandro Trippel il suo famoso busto marmoreo.
L'Ifigenia venne giudicata il vangelo del moderno umanesimo. Questo dramma, come tutti i drammi di Goethe, fu una tragedia solo in potenza, infatti Ifigenia avrebbe salvato il fratello dalla follia e Toante dall'ingiustizia, ma soprattutto, grazie alla propria forza morale, avrebbe trionfato sul destino e mantenuto la propria libertà. Un altro esempio di questo peculiare intendere il dramma, fu il Torquato Tasso, altra opera portata a termine in Italia (Goethe visitò la Cella del Tasso e la Casa di Ludovico Ariosto a Ferrara e gli antichi palazzi degli Estensi), nel quale lo scrittore tedesco celebrò nel poeta italiano il proprio demone giovanile.
Nel 1788 tornò a Weimar dove trovò una fredda accoglienza. La pubblicazione delle Elegie romane (Römische Elegien), racconto del periodo italiano, suscitò indignazione, come anche la sua relazione con Christiane Vulpius, una modesta fioraia, che in seguito sposò. L'insieme degli eventi chiuse Goethe in una sorta di isolamento sociale, ma soprattutto spirituale. La consapevolezza di essere incompreso e la dolorosa coscienza della propria momentanea aridità poetica lo portarono ad un disprezzo e ad un rifiuto di tutto ciò che fosse lontano dal proprio modo di pensare. La crisi di quegli anni fu gravissima, ma come già in passato, nel 1794, la comparsa e l'amicizia di un uomo quale Friedrich Schiller, lo salvò da tale situazione. Dal 1794 si dedicò principalmente alla letteratura, e dopo una vita di straordinaria fecondità creativa morì nel 1832 a Weimar, probabilmente per un attacco cardiaco.
Anche se la questione è assai controversa, le sue ultime parole, divenute comunque famosissime, sarebbero state: "Mehr Licht" ("Più luce").
IMPORTANZA STORICA
L'importanza di Goethe nel XIX secolo fu enorme. Per molti aspetti, fu l'iniziatore di molti concetti e idee che sarebbero col tempo divenuti familiari a tutti. Goethe produsse volumi di poesia, saggi, critiche e lavori scientifici, inclusa una teoria sull'ottica e ricerche anticipatrici della teoria evolutiva e linguistica. Era affascinato dai minerali e dalla mineralogia (il minerale goethite prende nome da lui). Come filosofo e scrittore fu una delle figure chiave della transizione dall'Illuminismo al Romanticismo.
La seguente lista di lavori chiave può dare il senso dell'impatto che la sua opera ha sul suo e sul nostro tempo.
Il romanzo epistolare, Die Leiden des jungen Werthers (I dolori del giovane Werther), pubblicato nel 1774 narra una triste storia d'amore che si conclude con un suicidio. Goethe ammise di aver "ucciso il suo eroe per salvare sé stesso". Il romanzo è tuttora in stampa in dozzine di lingue. Da quest'opera trae ispirazione Ugo Foscolo per il romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis.
Il poema epico Faust, fu composto a stadi, e pubblicato integralmente soltanto postumo. La prima parte fu pubblicata nel 1808 e fece sensazione. La prima versione operistica musicata da Spohr, apparve nel 1814, e divenne l'ispirazione per le opere di Charles Gounod, Arrigo Boito e Ferruccio Busoni, i poemi sinfonici di Richard Wagner e Franz Liszt, Gustav Mahler, nonché per la cantata Scene del Faust di Robert Schumann. La trama essenziale del "vendersi l'anima al diavolo" in cambio di potere nel mondo terreno assunse importanza crescente e divenne una metafora del trionfo della tecnologia e della rivoluzione industriale con tutto il suo fardello di umane sofferenze. L'opera poetica di Goethe fu modello per un intero movimento poetico tedesco detto Innerlichkeit (introversione), rappresentato per esempio da Heine. Le opere di Goethe ispirarono molti compositori, fra i quali Mozart, Beethoven, Schubert e Wolf.
L'influenza di Goethe fu capitale perché capì la transizione e il mutamento della sensibilità europea, un aumentato interesse nella sensualità, nell'indescrivibile e nell'emozionale. Ciò non a dire che fosse iperemotivo o sensazionalista, al contrario: predicava la moderazione e percepiva l'eccesso come una malattia. "Non vi è nulla di peggiore dell'immaginazione senza gusto". Argomentò che la legge scaturisce dalle profondità della cultura di un popolo e dalla terra in cui vive, e che quindi leggi razionali non possono sempre essere imposte dall'alto: una tesi che lo pose in opposizione diretta con coloro che cercavano di costruire monarchie "illuminate" basate su leggi "razionali", per esempio Giuseppe II d'Austria o, più tardi, Napoleone imperatore dei francesi.
Questo cambiamento sarebbe col tempo divenuto la base per il XIX secolo. Ciò lo rende, insieme a Adam Smith, Thomas Jefferson, Ralph Waldo Emerson e Ludwig van Beethoven una figura fondamentale in entrambi i mondi. Da un lato, seguace del gusto, dell'ordine e del dettaglio cesellato che è il marchio di fabbrica dell'Età della Ragione e del periodo neoclassico in architettura, dall'altro, alla ricerca di una personale e intuitiva forma di espressione. Le sue idee sull'evoluzione avrebbero formulato le domande alle quali Darwin avrebbe risposto.
Tra i grandi eredi della scrittura e del pensiero goethiano nella letteratura tedesca dell'Ottocento va citato senz'altro Friedrich Nietzsche e per il Novecento il romanziere Thomas Mann e il poligrafo Ernst Jünger.
OPERE
- Commedie:
(1768) Die Laune des Verliebten (I capricci dell'innamorato) - opera Rococò del giovane Goethe; (1769) Die Mitschuldigen (I correi).
- Romanzi:
(1774) Die Leiden des jungen Werthers (I dolori del giovane Werther) - opera del periodo Sturm und Drang di Goethe, con tratti richiamanti il Rococò e l'Empfindsamkeit;
(1777-1785) Wilhelm Meisters theatralische Sendung (La missione teatrale di Wilhelm Meister);
(1796) Wilhelm Meisters Lehrjahre (Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister);
(1809) Die Wahlverwandschaften (Le affinità elettive);
(1821) Wilhelm Meisters Wanderjahre (Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister);
(1811-33) Aus meinem Leben: Dichtung und Wahrheit (Autobiografia: Poesia e verità).
- Drammi:
(1773) Götz von Berlichingen;
(1774) Clavico;
(1776) Stella;
(1787) Iphigenie auf Tauris (Ifigenia in Tauride);
(1788) Egmont;
(1790) Torquato Tasso;
(1807/08) Pandora;
(1808) Faust, Parte 1 - Opera del periodo della "Weimarer Klassik" di Goethe;
(1832) Faust, Parte 2 - Opera del periodo romantico di Goethe.
Poemi:
(1773) Prometeo;
(1782) Il re degli elfi (Der Erlkönig/Erlenkönig);
(1790) Elegie romane (Roemische Elegien);
(1794) La volpe Reineke (Reineke Fuchs);
(1797) L'apprendista stregone (Der Zauberlehrling);
(1798) Arminio e Dorotea (Hermann und Dorothea) poema idillico;
(1819) Il divano occidentale-orientale (West-oestlicher Divan).
Saggi:
(1790) Versuch die Metamorphose der Pflanzen zu erklären (La metamorphosi delle piante), saggio scientifico;
(1799) Sul dilettantismo (Ueber den dilettantismus) (scritto in collaborazione con Schiller); (1810) Zur Farbenlehre (Teoria dei colori), saggio scientifico;
(1817) Italienische Reise (Viaggio in Italia);
(1832-1833) Scritti postumi opere postume;
(1836) Gespräche mit Goethe (Conversazioni con Goethe).
Altre opere:
(1786) Novella (Novella);
(1793) L'Assedio di Magonza durante l'Assedio di Magonza del 1793. Goethe al seguito del duca prese parte all'assedio e alla resa di Magonza.
CITAZIONI
« Che mai è l'uomo, il celebrato semidio! Non gli vengono a mancare le forze appunto quando ne avrebbe bisogno? Sia che voli nella gioia o che precipiti nel dolore, non viene ugualmente trattenuto e riportato alla piatta gelida consapevolezza proprio quando anelava di smarrirsi nella plenitudine dell'Infinito? »
(I dolori del giovane Werther, 1774)
« Chi ha molto a che fare con i bambini scoprirà che nessuna azione esteriore resta senza influsso su di loro. »
« Maledetti, trafitti dalla passione, l'amore ci sopravvive, l'arte ci rende immortali. »
(A proposito degli artisti)
« Qualunque cosa sogni di intraprendere, incominciala. L'audacia ha del genio, forza, magia... »
CURIOSITA'
- A Goethe è stato intitolato il cratere Goethe, sulla superficie di Mercurio.
- A Goethe è stato dedicato un minerale costituito da idrossido di ferro contenente circa il 63% di ferro e spesso anche piccole quantità di manganese.
- La Repubblica Democratica Tedesca dedicò due banconote del valore di 20 Marchi a Goethe nel 1964 e nel 1975.
AFORISMI CELEBRI
-"La sottigliezza non abbandona mai gli uomini di spirito, specialmente quando sono nel torto".
-"Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare, incominciala… L'audacia ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso!".
Goethite.
La goethite è un minerale costituito da idrossido di ferro contenente circa il 63% di ferro e spesso anche piccole quantità di manganese.
Prende il nome da Johann Wolfgang von Goethe, che oltre ad essere un eccellente poeta, era un collezionista di minerali.
I giacimenti più importanti dal punto di vista economico (associati di solito ad altri minerali del ferro) si trovano in Alsazia-Lorena, Westfalia, Boemia e nelle regioni del Lago Superiore e degli Appalachi, negli Stati Uniti.
Il minerale si origina nelle miniere di ferro per ossidazione di minerali di ferro.Frequente in masse compatte o reniformi, in aggregati aciculari, stalagmitici, tabulari e terrosi. Rarissimi i cristalli isolati.