venerdì 25 gennaio 2019

La fila giusta. In ricordo di Primo Levi

Giornata della memoria


Qual era la fila giusta? Quella dove era salva la vita? Nessuno poteva saperlo, una risposta sbagliata o una domanda non capita e si finiva in una camera a gas e morire per inalazione del famigerato Zyklon B (a base di acido cianidrico) con la scusa di fare una doccia . . . l'ultima.

Rileggendo il libro di Primo Levi Se questo è un uomo si può solo provare a immaginare lo strazio vissuto da milioni di Ebrei deportati dalla lucida follia nazista di voler sterminare un intero popolo insieme a slavi, zingari e criminali. Aberranti gli studi condotti sui bambini e, in particolare, sui gemelli.
L'antisemitismo fu teorizzato soprattutto in Germania, dal partito nazista che affermando la superiorità della razza germanica si proponeva di purificarla dalla contaminazione delle razze inferiori, eliminando totalmente l'ebraismo. 
Nel 1935 furono emanate le leggi di Norimberga che privarono gli Ebrei della nazionalità tedesca limitando, di fatto, lo svolgimento di una vita di relazione e lavorativa. Molti espatriarono, ma dopo la Notte dei Cristalli, 9 novembre 1938, fu vietato l'espatrio e avviata la cosiddetta "soluzione finale": ovvero lo sterminio con l'internamento in campi di concentramento.
In Italia Mussolini seguì la follia di Hitler imitandone le leggi razziali nel 1938, con una serie di provvedimenti che limitavano gravemente i diritti e la dignità della minoranza ebraica, che ammontava a circa 45mila persone.
Con l'avanzata delle Forze Alleate il regime nazista tentò di avviare la "soluzione finale" con l'uccisione di tutti gli internati nei campi, provando inutilmente a cancellare le prove dello sterminio attuato.

Quest'anno ricorrono i 100 anni della nascita di Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 ed ivi morto suicida l'11 aprile 1987), il quale dichiarò quanto segue: «È stata l'esperienza del Lager a costringermi a scrivere: non ho avuto da combattere con la pigrizia, i problemi di stile mi sembravano ridicoli; ho trovato miracolosamente il tempo di scrivere pur senza mai sottrarre neppure un'ora al mio mestiere quotidiano. Mi pareva, questo libro, di averlo già in testa tutto pronto, di doverlo solo lasciare uscire e scendere sulla carta».
Con queste parole Primo Levi spiega come e perché ha scritto Se questo è un uomo: l'esperienza del Lager ha fatto sì che un giovane ebreo laureato in chimica sentisse nascere dentro di sé l'urgenza di comunicare la propria tragica testimonianza sulla persecuzione subita dagli Ebrei nei campi di sterminio nazisti. Levi fu arrestato il 13 dicembre del 1943 dalla Milizia fascista, inviato nel campo di Fossoli (Modena) e da qui caricato su un treno, insieme ad altre 650 persone, nel febbraio del 1944 con destinazione il campo di Auschwitz, dove restò fino al gennaio del 1945 con l'avanzata delle Forze Alleate.



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