“Bruciata con l’acido”
di Naziran, Célia Marcier
Sperling & Kupfer, 2011
pp. 256
€ 17,50
Quaranta rupie. Tanto costa - nei villaggi rurali del Pakistan - un flacone di vetriolo, l'arma letale che, ogni anno, condanna oltre centocinquanta donne a una morte atroce o, nel caso migliore, a un'esistenza d'inferno. Quaranta rupie, meno di mezzo euro: il prezzo di una vita. Naziran è una vittima dell'acido. All'età di vent'anni le è stato rubato il viso per sempre. Le hanno rovesciato addosso il vetriolo in piena notte, per ucciderla e sbarazzarsi di lei per sempre. Ma la sua voglia di vivere ha prevalso e il suo spirito di combattente, allenato da anni di violenze e di umiliazioni, le ha dato la forza di ripartire e raccontare al mondo la sua storia.
Quella di una bambina nata nella povertà, costretta - all'età di tredici anni - a un matrimonio con un uomo crudele che, a suon di percosse e minacce, le ricorda ogni giorno la colpa di non avergli dato un erede maschio. E quando la morte di lui giunge come una liberazione, l'incubo si fa ancora più nero: il cognato la prende in casa come seconda moglie e le riversa contro tutto il suo odio, decidendone infine il terribile destino.
Dopo la notte dell'acido, Naziran ha avuto il coraggio di denunciare il suo carnefice per ritrovare - perdute per sempre la bellezza e la femminilità - almeno la dignità che le era stata sottratta. Così quella donna fragile e fortissima è diventata il simbolo di una lotta disperata per fare uscire dall'ombra tutte le vittime di una tortura terribile. Questo libro è pubblicato in collaborazione con l'ONG internazionale Acid Survivors Foundation e con la ONLUS italiana Smileagain.
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