“Burka”
di Ophelia Fedora Oz
Edizioni R.E.I., 2011
pp. 506, brossura
€ 19,90
eBook € 8,90, Standard ePub e PDF, DRM, Google EBooks
“Burka” è il racconto dell’ultima settimana di vita di Alba, una kamikaze italiana. La scelta della modalità del suicidio è caduta sulla “bomba umana” nel tentativo di insinuare almeno il dubbio sull’esistenza di una forte connessione fra l’angoscia esistenziale dei giovani mediorientali e quelli occidentali, entrambi abitati dallo stesso deserto interiore, generato dall’incognita rappresentata dal loro ipotetico futuro, rispetto al quale, disarmati, non riescono a intervenire.
Lungi dall’essere una femminista rancorosa, la Nostra Alba si pone, al contrario, l’obiettivo di far luce sui cardini errati sui quali si fonda l’autorealizzazione femminile moderna, suggerendo come essi siano addirittura capaci di sancire la definitiva sconfitta del ruolo di donna. Infatti, la posizione sociale privilegiata, il benessere economico, la cultura, l’indottrinamento religioso e la straordinaria bellezza di Alba non bastano ad arginare lo sconforto per la caduta della speranza in un mondo migliore, anche perché concomitante con la caduta di Dio. La trama offre una panoramica di situazioni e personaggi fra i più variegati. Da quelli più marginali di giovani studenti provenienti da tutte le parti del mondo, ora drogati e spiantati, ora colti e informati, a volte mossi da spiriti rivoluzionari, a quelli, più in sordina, che tratteggiano la vera realtà italiana moderna: veline arriviste, politici corrotti, cafoni maleducati, cardinali deviati, ministri venduti e imprenditori debosciati. L’impatto del prologo anteposto al romanzo stesso ha lo scopo di traghettare il lettore nello stato mentale della Nostra: confusa, disorientata, arrabbiata, scoraggiata, irreparabilmente deviata e destabilizzata, così come solo una “velina” che decide di farsi esplodere a Palazzo Grazioli può essere.
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