L’ultimo libro di Paola Calvetti “Olivia, ovvero la lista delle cose possibili”, edito da Mondadori, si può racchiudere nella parola «attimo». Questa parola, infatti, è sinonimo di arco di tempo così breve e così effimero, ma non è da sottovalutare. Quante cose capitano in un attimo e, soprattutto, per caso? Nel romanzo ritorna spesso il concetto di “serendipità” con autori inconsapevoli di scoperte scientifiche come Alexander Fleming che scoprì per caso la penicillina lasciando aperto un vetrino contenente muffe o Alfred Nobel (inventore della dinamite). Paola Calvetti inizia la sua carriera di giornalista nella redazione milanese di “Repubblica”, ha diretto l’Ufficio Stampa del Teatro La Scala e, successivamente, Direttore della Comunicazione del Touring Club Italiano. Attualmente scrive per il “Corriere della Sera” e il settimanale “Io Donna”.
Al suo primo romanzo L’amore segreto (Baldini&Castoldi) del 1999 seguono: L’addio (2000), Né con te né senza di te(2004), Perché tu mi hai sorriso (2006) tutti editi da Bompiani, e Noi due come un romanzo del 2009 con Mondadori.
Olivia, Olli per gli amici, è la protagonista del suo ultimo libro una trentatreenne come molte altre. Figlia unica di una coppia di dottori, ora separati, legata al ricordo della nonna e del suo affetto. La storia inizia con Olivia appena licenziata che si rifugia in un bar tabacchi con lo scatolone pieno di oggetti personali portato via dall’ufficio. Fuori nevica e lei trova un po’ di calore nel bar. Si siede e tra un ordine e un altro pensa all’affetto della sua adorata nonna, ai momenti trascorsi assieme a lei e a ciò che ella potrebbe consigliarle in questo momento. Ripensa, anche, al viaggio a Londra, ai suoi ex. E poi c’è Diego, reduce da un brutto dramma familiare. Cosa succederà tra Olivia e Diego è solo un attimo, un momento preciso in cui i loro destini prima o poi si intrecceranno. Siciliaedonna ha intervistato l’autrice.
Come è nata l’idea di Olivia? E quanto c’è di Paola nel libro?
“Tanti ragazzi sono stati mesi alla porta o, addirittura, la non porta non è mai stata aperta. Olivia piace a molti, così come la figura di Diego. Sono contenta che qualcuno sia andato oltre la superficie, trovando qualcosa in cui si riconosce. L’idea di Olivia nasce dalla mia esperienza personale. Ho dovuto mandar via quattro trentenni, e mi sono immedesimata in loro. È stato molto doloroso quando il capo del personale decise di tagliare il personale stesso. Successivamente, l’ufficio comunicazione che dirigevo è stato chiuso, e io sono stata costretta ad andare via. Così è nata Olivia vivendo io stessa quello che vivevano le ragazze nella vita quotidiana.
Anche Diego rispecchia molto me stessa, ho avuto un fratello Andrea e una sorella Simona che si sono suicidati. Come Diego ho avuto la sensazione della colpa, uno stato d’animo che mi ha accompagnato per molti anni. Penso che ci sono delle famiglie segnate, chi resta ha l’incombenza di superare il dolore, metabolizzare il lutto, dargli una dimensione.
Ho avuto due figli, Davide e Giulia, che sono stati la mia risposta alla morte. Anch’io ho perdonato i miei, li ho accettati, perché la stessa accettazione è la liberazione dal senso di colpa”.
Chiara D'Amico
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