venerdì 28 maggio 2010

"La guerra dei buchi neri", di Leonard Susskind.


"La guerra dei buchi neri"
di Leonard Susskind
Traduttore: Franco Ligabue
Adelphi, 2009
pp. 418, ill., brossura
€ 35,00

Con la loro capacità di fagocitare qualunque cosa, i buchi neri erano già abbastanza angoscianti, ma per qualche tempo ai fisici si è prospettata addirittura la possibilità che questi vortici cosmici, ricavati dalle equazioni di Einstein, fossero divoratori di ordine e di informazione, oltre che di materia. Negli anni Settanta, Stephen Hawking ha mostrato che i buchi neri «evaporano», emettono cioè radiazione termica, e rimpiccioliscono nel corso del processo sino a scomparire. Ne discendeva una domanda cruciale: l’informazione inghiottita dal buco nero – i dati e le storie che si supponevano imprigionati al suo interno – riemerge oppure no quando il buco nero scompare? Hawking non aveva dubbi: «L’informazione viene cancellata per sempre». A Susskind quell’affermazione è apparsa come una dichiarazione di guerra. Se Hawking aveva ragione, infatti, sarebbe stata la fine del fondamentale principio secondo il quale anche nell’informazione nulla si crea e nulla si distrugge: «Quel giorno del 1983, a San Francisco,» ricorda «sarebbe stato difficile trovare due facce più cupe della mia e di quella di Gerard t’Hooft … era stato lanciato un attacco frontale alle nostre più profonde convinzioni. Stephen il temerario, lo sfrontato, il distruttore aveva le armi pesanti, e il suo sorrisetto tra l’angelico e il diabolico mostrava che lo sapeva bene». La storia di come Susskind sia riuscito, dopo vent’anni, ad avere la meglio su Hawking e a ritrovare i bit scomparsi nei buchi neri culmina in un nuovo paradigma: il mondo di cui abbiamo esperienza, come ogni oggetto dell’universo, non è che la proiezione in tre dimensioni di una realtà bidimensionale situata ai confini dell’universo. È il mito platonico a rovescio: le ombre sulla caverna sono reali. Il resto è illusione.

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