21 anni fa moriva per mano della mafia il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.
Commemorazione strage di Capaci
Il 23 maggio del 1992 avevo 13 anni. Ricordo ancora quel sabato pomeriggio. Ero da poco rientrata in casa, ero uscita con i miei, e come mia abitudine accesi la tv. Le immagini le ricordo ancora, forti, come forti erano i toni dei commenti. Chiamai i miei, non capii subito perché con gli occhi lucidi abbracciarono me e mia sorella. I giorni seguenti li ricordo pieni di rabbia, di tensione, di commozione ma anche pieni di voglia di reagire.
A scuola i professori non facevano altro che parlare e spiegare chi era Giovanni Falcone, il lavoro importante che faceva, la lotta alla mafia era la sua bandiera, il suo vessillo. E io decisi che la legalità, il rispetto delle leggi e del mio prossimo sarebbe stata la mia strada.
Spiegarvi ciò che successe nell’animo della gente, della gente che vive secondo le regole e che non accetta la mafia come modo di vivere e di pensare, cosa significò dopo 57 giorni l’attentato a Paolo Borsellino, è per me difficile. A 13 anni questi avvenimenti non li capisci appieno e per questo motivo, ho chiesto ad alcuni amici di trasmettermi le loro sensazioni ed emozioni. [Clicca qui per continuare a leggere]
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